Il Sindaco Luciano Bartolini in visita a Mauthausen: “Una lapide per ricordare il ripolese Alberto Ducci”

Nello scorso fine settimana il Sindaco Luciano Bartolini si è recato in visita al campo di sterminio nazista di Mauthausen, in Austria. Al termine dell'esperienza la proposta di apporre una lapide a ricordo di Alberto Ducci, il cittadino ripolese che riuscì a sopravvivere

Nello scorso fine settimana il Sindaco Luciano Bartolini si è recato in visita al campo di sterminio nazista di Mauthausen, in Austria. Al termine dell'esperienza la proposta di apporre una lapide a ricordo di Alberto Ducci, il cittadino ripolese che riuscì a sopravvivere e che poi è diventato presidente provinciale dell'Aned (Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti) (http://www.deportati.it/). La sua storia nel libro 'Era ancora un ragazzo', di Massimo Settimelli.


“L'8 maggio ricorre l'anniversario della liberazione di Mauthausen – racconta il Sindaco Bartolini -, una data intorno alla quale ogni anno giungono in visita al campo di sterminio austriaco delegazioni da tutto il mondo. Bagno a Ripoli era stata invitata da Alessio Ducci, che ci ha fatto da guida ed è l'attuale presidente dell'Aned provinciale, succeduto al padre Alberto e dallo stesso Sindaco di Mauthausen Thomas Punkenhofer, che venne a trovarci lo scorso 8 marzo. Insieme alla nutrita delegazione italiana, particolarmente ricca la rappresentanza della Provincia e del Comune di Firenze, ma anche di tanti altri colleghi Sindaci dell'area fiorentina, abbiamo visitato cinque luoghi e incontrato diversi sopravvissuti.

Il primo è stato Ebensee, dove si trovavano fabbriche costruite dentro una lunga e profonda grotta. È quello il luogo in cui ha prevalentemente vissuto Alberto Ducci. Qui abbiamo visto diverse lapidi commemorative e ci è nata l'idea di apporre una lapide per ricordare la sua storia personale e quanto fece nel dopoguerra per la conservazione della memoria. Quindi siamo stati al Castello di Hartheim, luogo agghiacciante dove erano state realizzate camere a gas e dove si effettuavano esperimenti sulle persone di varie nazionalità, in particolare sui disabili per provare 'scientificamente' che la razza più intelligente era quella ariana e quanto i disabili fossero inutili zavorre per chi doveva conquistare il mondo. Siamo stati poi al grande campo di Mauthausen, al cui interno da pochi mesi è stato allestito un grande e ben organizzato museo. Lì abbiamo visto i forni crematori, il piazzale dell'appello dove si è svolta la grande cerimonia commemorativa. Da Mauthausen ci siamo spostati a Gusen, sito dotato di forni crematori per ogni taglia ed età. Il campo di Mauthausen, come gli altri luoghi analoghi prodotti dal nazismo, era un'azienda della morte: doveva togliere di mezzo quante più persone possibile al giorno, soprattutto chi non resisteva ai lavori, si ammalava e diventava inutile, improduttivo, dunque eliminabile. Aggiungiamo la stazione di arrivo dei convogli: recentemente ristrutturata, la grande sensibilità del comune di Mauthausen ha fatto sì che fossero mantenuti gli ultimi 100 metri del vecchio binario, in fondo al quale è stato eretto un monumento commemorativo. A proposito di sensibilità, riferiamo un episodio. La domenica mattina, le delegazioni sfilavano e gli Amministratori locali assistevano al passaggio, ma quando è passata la delegazione della Provincia di Firenze il Sindaco Punkenhofer è entrato nel corteo con noi, come segno di riconoscimento dei rapporti instaurati anche grazie al gemellaggio tra Mauthausen e Firenze.

È stata un'esperienza molto toccante, dal forte impatto psicologico e anche fisico. Impressionante la grande partecipazioni di giovani da tutto il mondo, da Paesi che non avremmo mai immaginato come titolari di una triste memoria in quei luoghi, come Uruguay, Cina, Cuba. E poi Ebrei da ogni parte del globo: israeliani, italiani, polacchi, tedeschi, francesi, austriaci. Ognuno con le sue testimonianze: musiche, canti, letture.

Infine, abbiamo parlato con i ragazzi e li abbiamo ascoltati, sul perché eravamo lì: esperienze così ci servono per riflettere su eventi accaduti neanche 70 anni fa nel cuore dell'Europa e per imparare che questi tragici fatti noi dobbiamo attualizzarli guardando, pochi anni addietro, alla ex Jugoslavia, e oggi alla Siria, alla Somalia, all'Eritrea, ai senegalesi morti in piazza Dalmazia, al razzismo. Solo così conserveremo la memoria, sentiremo davvero l'importanza della pace e agiremo per estirpare le forti negatività ancora oggi presenti nel mondo”.

 

Bagno a Ripoli, 15 maggio 2013